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18 Maggio 2015

Corte Costituzionale

Abbandoniamo il canovaccio previsto per questo editoriale per inoltrarci su un breve excursus sulla recente sentenza della Corte Costituzionale in merito allo stop alla perequazione del costo della vita che nel 2012 e 2013, per effetto della riforma Fornero, toccò a circa 6 milioni di assegni previdenziali che erano superiori ad almeno tre volte il trattamento minimo INPS. Ricordiamo quel tempo come il più tormentato per la nostra economia, interi mesi in attesa di chissà cosa, come in equilibrio precario su un baratro dalle dimensioni sconosciute. In quei mesi nessuna, ma proprio nessuna azienda, prevedeva alcun tipo di assunzione. Semplicemente il mercato della ricerca e selezione in Italia si era congelato d’improvviso. Giova ricordare la situazione eccezionale di criticità che il tessuto industriale, almeno dal nostro osservatorio, aveva raggiunto.

Non entreremo nel merito della sentenza in se, sulla quale fior di costituzionalisti hanno apportato commenti sia a sostegno che a confutazione. Troverete una serie di articoli linkati sulla nostra pagina Linkedin, che offrono una disamina più tecnica della sentenza medesima.

Questo mese vogliamo semplicemente usufruire di questo spazio per affermare un fatto che nei media è per lo meno sottaciuto, se non ignorato del tutto. Oggi nessun lavoratore andrà in pensione, presto o tardi che sia, col sistema retributivo, sistema che offre una pensione in linea con le retribuzioni percepite negli ultimi anni lavorativi – solitamente a fine carriera più elevate che ad inizio carriera – e che tale pensione è pagata NON coi contributi versati dal lavoratore attualmente in pensione, ma dai versamenti che ogni lavoratore mensilmente versa a INPS. Sono questi stessi lavoratori che andranno in pensione con un assegno pensionistico proporzionale ai contributi versati durante l’intera carriera lavorativa. Senza entrare nel merito, varie simulazioni mostrano come la media delle future pensioni sarà decisamente più bassa di alcune attuali.

Ecco noi lo scriviamo chiaro: riteniamo questo aspetto uno delle principali ingiustizie esistenti in questo paese, una grandissima iniquità intergenerazionale.

Può essere che oggi vi siano pensioni erogate col sistema retributivo inferiori a quanto dovuto per i contributi versati a suo tempo dal lavoratore, ma abbiamo una significativa certezza che la maggior parte di esse siano più alte di quanto si attesterebbero con un eventuale calcolo contributivo.

Ecco la Giustizia Costituzionale sarebbe, a nostro modesto avviso, non tanto invocare diritti acquisiti intoccabili (intoccabile è solo il welfare che si riesce a supportare in termini di PIL), ma calcolare TUTTE le pensioni col sistema contributivo, allineando la parte attuale erogata col retributivo al sistema contributivo.

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