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14 Aprile 2019

Quote rosa

Dopo anni in cui la politica e l’imprenditoria sono state esclusiva del mondo maschile, negli ultimi anni anche in Italia si è avviato un doveroso e lento processo che ha portato alla crescita delle cosiddette “quote rosa” nel mondo del lavoro.
Il banco di prova sono le società pubbliche, realtà come Eni, Enel e Finmeccanica che sono stati da sempre realtà per soli uomini, hanno iniziato a riservare il 20% dei propri CDA e dei collegi sindacali alle donne.

Goldman Sachs aveva calcolato che la parità di genere porterebbe un aumento del Pil in Italia, dato che la presenza femminile aumenterebbe i risultati aziendali e le donne arrivate nei Cda hanno dato un notevole contributo in questo senso non solo perché sono spesso ottime professioniste e avvocati (anche più precise e meticolose degli uomini), ma perché sono delle outsider, davanti alle quali molti consiglieri maschi insider si sentono in difficoltà nell’ignorare le regole.
La ricaduta che le quote rosa avranno nell’aumentare la leadership femminile nel management metterà a disposizione dei Cda più donne capaci di migliorarne radicalmente la qualità. Si deve continuare comunque sulla strada intrapresa, anzi continuare a migliorare la situazione.

Per quanto si può osservare le aziende italiane negli ultimi 25 anni non hanno mai creato opportunità per donne eccellenti di risalire la gerarchia aziendale. La carenza più grave è però sul cosiddetto Challenge. Che vuole dire sfidare il vertice aziendale avendo posizioni diverse sulla strategia, sulla struttura organizzativa del top management, sul programma di successione, sugli obiettivi di budget, sui meccanismi di incentivazione della remunerazione.
Per farlo, oltre a una grande autorevolezza ed esperienza nel capire il business è necessaria una vera «indipendenza» morale. Molte neoconsigliere hanno queste doti, ma non riescono ad esercitarle perché sono una minoranza in un Cda maschile dove il Challenge è una pratica poco corrente. Anche perché in molti Cda manca quella figura del presidente leader-senza deleghe che orchestra le 5 C con l’aiuto del Cda. Nella maggior parte delle aziende italiane familiari il presidente è l’imprenditore che fa anche il capoazienda.

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