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22 Novembre 2015

Il mercato del lavoro che verrà…

Non sarà quello dei posti di lavoro ma delle competenze. E il motivo è semplice, in questi anni la tecnologia ha innervato e sta innovando quasi tutti i processi produttivi, consentendo una contrazione di spazi e tempi (mail, cloud, banda larga e ultra larga, VoIp, etc). Le possibilità di calcolo che le nuove tecnologie stanno spingendo da un concetto di lean manufacturing a, quasi, una predizione di produzione.

Questo continuo evolversi e sconvolgere quello che conoscevamo e renderlo obsoleto in breve tempo costringe tutti i professionisti a continuare ad aggiornarsi e impone alle aziende di assumersi oneri di formazione continua sia soft che hard. Questo è oggi il quadro. Ma cosa implica in sintesi?

Un’alleanza tra azienda e lavoratore per tenersi al passo con l’evoluzione dei processi, delle tecnologie e delle continue innovazioni. Di saperle apprendere velocemente e padroneggiare quanto più possibile. Le possibilità che abbiamo di fronte sono sterminate. Non è più il tempo del “mi mandi un fax per cortesia…”! E un datore di lavoro che investe tempo e denaro per tenere aggiornato ed efficiente il proprio capitale umano farà di tutto poi per non perderlo. Il rischio di licenziamenti esiste solo laddove le competenze risultano obsolete e non c’è interesse da parte dell’azienda di cambiare il proprio schema mentale.

Un tempo si diceva che il grande mangiava il piccolo, poi è venuto il tempo del piccolo e del distretto che si muove meglio e a suo agio. Al tempo della prima new economy era il veloce che mangiava il lento. Ora direi, per restare sempre in tema di catena alimentare, che colui che evolve più velocemente mangerà chi non sa evolvere altrettanto lestamente.

Per cui questa alleanza impresa lavoratore è, e sarà, sempre più determinante per fare successo o disfatta delle aziende. E da qui ripeto che dal mondo delle imprese arriva la certezza che nessuno è tanto stolto da professionalizzare al massimo le proprie risorse e poi metterle nelle condizioni di andarsene.

Anzi farà di tutto per attrarle e attrarne dall’esterno di pari o superiore livello.

Cosa chiedono le imprese al sistema paese oggi per reggere questa onda d’urto d’incessante innovazione? Una cosa molto semplice. Possibilità e incentivazione della contrattazione di secondo livello.

Non è questo il tempo della filanda, le imprese vogliono poter contrattare le condizioni migliori coi propri dipendenti-alleati, per trattenerli, e non certo per comprimere gli stipendi, ma per creare un pacchetto di flessibilità contrattuale (orari, benefit, bonus, premi personali o di team) per rendere l’azienda vincente e metterla nelle condizioni di crearsi un proprio ecosistema interno attraente per i professionisti.

Non è più davvero il tempo questo della filanda.

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