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23 Febbraio 2019

Packaging secondario: la difficoltà di scavalcare il confine

Le aziende che producono imballaggio secondario (cartone ondulato, cartoncino) non riescono a varcare il confine. Il packaging è in Italia un settore in crescita. La crescita però è valida finché si rimane in Italia. Ad eccezione delle multinazionali, le aziende italiane del settore (solitamente medio-piccole) fanno fatica a scavalcare il confine. I costi di trasporto incidono troppo e rendono il prodotto non competitivo in territorio estero. Il packaging infatti ha un mercato estremamente locale. Il materiale, essendo molto povero, non riesce a mantenere prezzi bassi e a varcare i confini italiani, a volte neanche quelli della propria Regione. Questo in particolare per quanto riguarda il cartone ondulato, i fogli e la materia prima. Se parliamo invece di packaging in settori di nicchia (scatole di lusso, cartoncino lavorato che include una grafica particolare, packaging realizzato su richiesta), la qualità del made in Italy arriva sul podio e supera i confini nazionali. Questo perché oltre al materiale viene venduta l’idea, l’innovazione.

Per queste motivazioni le aziende di packaging italiane si muovono in due modi: acquisizione di scatolifici creando una rete capillare per essere presenti in più territori possibili o si “allineano” a  partner commerciali esteri. Si chiamano gli Export Specialist, non sempre sono dipendenti diretti (o almeno non inizialmente). Sono specialisti del settore e di un area geografica (chiaramente estera) e hanno la funzione di  “ponte” con altri Paesi. Sono figure difficili da trovare in autonomia poiché non si trovano nel network italiano; proprio per questo, spesso è necessaria un’attività di head hunting. Sono figure madrelingua, presenti alle fiere di settore che promuovono un prodotto italiano e tastano il terreno valutando se il prodotto riesce penetrare in un nuovo paese. Queste figure sono in forte espansione anche perché l’Italia, essendo l’ottavo produttore mondiale di carta, ha un’alta capacità produttiva e l’export sicuramente rappresenta la principale via di crescita. A livello di compenso solitamente queste figure chiedono un fisso come rimborso spese e delle provvigioni sul venduto.

Nelle prime coraggiose aziende italiane che si sono affacciate all’export si è notato che, come in numerosi altri settori, la qualità dei prodotti italiani sembra essere straordinariamente ambita nei mercati esteri.

 

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