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05 Settembre 2014

Non è un paese per vecchi

L’attuale andamento occupazionale dimostra una crescente presenza di lavoratori over 50 all’interno dei nostri uffici, ovvia conseguenza  dell’innalzamento dell’età pensionabile. Al tempo stesso, però, a fare da controcanto a questa situazione, vi è la difficoltà di reinserimento di queste stesse persone qualora dovessero perdere il lavoro.

Si stima, infatti, che la ricerca di una nuova occupazione, nel 2013, per questa categoria “generazionale” sia arrivata sino a 27 mesi, ben sei mesi in più rispetto al totale dei disoccupati, come denota uno studio dell’Adapt, il centro studi fondato nel 2000 da Marco Biagi, che promuove studi e ricerche nell’ambito delle relazioni industrali e di lavoro.

Per far fronte a ciò sono state introdotte nuove norme ( art.4 co.8 della Legge n°92/2012) che garantissero un incentivo consistente nella riduzione del 50% della quota contributiva a carico del datore di lavoro, nel caso venissero assunti lavoratori over 50 disoccupati da almeno dodici mesi, con un contratto a tempo indeterminato, determinato o in somministrazione.
Ed inoltre, a questi strumenti a livello nazionale, se ne aggiungono altri creati ad hoc dalle singole regioni.

Purtroppo, però, nonostante questo intervento dello stato per cercare di dirimere il rotolo della matassa, il dato resta sconfortante: dal 2008, inizio della grande crisi, i disoccupati over 50 sono aumentati del 146%, come emerso dall’analisi del Censis, nell’ambito dell’appuntamento annuale di Giugno “Un mese di sociale”.
Questo a dimostrare come gli incentivi statali siano un elemento necessario ma non sufficiente per affrontare questa problematica.
Finché infatti non ci confronteremo con una economia in ripresa tale da, non solo interrompere questa opprimente politica di licenziamenti, ma da voler/poter ricominciare ad assumere e, ed ancora di più, fintanto che permarrà questa forte schizofrenia tra uno stato che ritiene gli over 50 troppo giovani per andare in pensione ed un mondo aziendale che li ritiene troppo vicini alla pensione per investire in loro, forse fino ad allora poco cambierà.

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